KARIMA LARABA' - Algeria

Contacts: karimalaraba.peintre@gmail.com   

 
Il Mistero dei Fiori di Giano Cartapesta e plastica biodegradabile cm 3 0x 30 2019
 
L'umanità in ginocchio manichino carta e garza cm 50 x 100 2019
 
L'ispirazione maschera e gesso
 
L'umanità in ginocchio manichino carta e garza cm 50 x 100 2019
 
L’ossessione della bellezza Maschera cartapesta, manichino rivestito di lino cm 100 x 170
 
Mistero della bellezza maschera di carta pesta

About her 

Sono nata in Algeria nel 1973 vicino al mare.

La casa dei nonni era una pied dans l’eau sempre piena di gente, dove grandi e piccoli si incontravano solo per mangiare, mentre la sera, le zie improvvisavano musica, e tutta la famiglia si fermava, era gioia, era bello.

All‘ età di cinque anni ricordo che feci un disegno, con una delle mie tante cugine lo prendemmo e lo buttammo in mare.

Quel giorno mia cugina disse:” Karima, qualcuno lo troverà, lo guarderà e proverà piacere”

Diciassette anni dopo partecipai, con altri artisti algerini, alla mia prima esposizione, fui subito contattata dai giornali e dalla televisione. La mia arte piaceva, molto. Da quella bimba timida e schiva che ero mi stavo trasformando in una giovane donna, che in molti chiamavano artista.

Artista, mi trovo quasi a rifiutare questa parola, in realtà mi limito ad avere un dono.

Io sono un “canale” attraverso il quale passa l’ispirazione e quando l'emozione diventa troppo forte si trasforma in un’opera, per me è una cosa naturale, è come respirare.

A ventinove anni, dopo alcune esposizioni in Algeria, la vita mi portò a Parigi.

Seguii il cuore, ma finì male. Tornare nella mia città natale o restare.

Chiamai mio padre, che mi disse: “Il mio consiglio è di seguire il tuo sogno, fai conoscere il tuo nome, quello che per molti è difficile per te è semplice, abbi rispetto di te stessa, non cedere alle tentazioni “

Ripresi i miei studi e continuai ad esporre.

La vita procedeva, ma quello che per gli altri era facile, un amore, una famiglia, per me sembrava impossibile. Certo avevo degli amici, ma molti di loro amavano la vita notturna e ben presto mi resi conto che Parigi non era adatta a me.

Nel 2007 ebbi la fortuna di venire in vacanza in Italia.

Per me algerina l'Italia era come una bella donna per un uomo.

Durante il mio viaggio mi ritrovai a trascorrere un weekend a Napoli. Fu un coup de foudre. Mi innamorai dei palazzi, dei panorami, che molto ricordavano la mia terra, della gente, delle grida, del caotico viavai, insomma della vita!

Era tutto così diverso da dove vivevo a Parigi, dove i bimbi non giocano mai per strada.

Da quell’anno iniziai a visitare l’Italia, tutte le volte che potevo: Pisa, Bologna, Roma, Venezia.

Giurai a me stessa che avrei finito i miei giorni in Italia, con la persona che me l’aveva fatta scoprire o senza!

Nel 2011 persi mia mamma.

Fu talmente difficile e doloroso tornare al mio studio parigino di Montparnasse che iniziai a cercare una nuova casa. Non ci sono parole per descrivere quel periodo di dolore. Accettai il consiglio di fare un viaggio in Sardegna: “per cambiare aria “mi suggerirono. Partii.

Li feci per la prima volta un’immersione subacquea.

Mi gettai in acqua, il cuore mi batteva forte nel petto, tuttavia, mano a mano che scendevo mi sentivo annullare nella liquidità, come se fossi sempre stata acqua, mare. Una tranquillità surreale mi pervase. Trassi un sospiro profondo come liberata dal peso della sofferenza e riemersi.

Era il momento di vivere in Italia. Ma dove.

Chiamai degli amici algerini: “Sei un’artista, devi vivere a Venezia” mi dissero è così feci.

Trovai casa in un weekend.

Un mese dopo, nel novembre 2012 riempii un camion con l’aiuto di un amico e traslocai da Parigi nella mia nuova casa veneziana.

Chiamai mio padre che non sapeva nulla:” Papà ho trovato casa, sto bene “e lui:” In che arrondissement di Parigi? “A Venezia in Italia “dissi e lui rispose:” Hai fatto bene gli italiani sono persone serie, amano la famiglia, hai la mia benedizione”.

Feci il primo codice fiscale della mia vita, la mia prima esposizione e li conobbi un’artigiana algerina.

Lavorava la cartapesta, le chiesi di imparare.

Fu così che, poco dopo, aprii il mio atelier veneziano “Myosotis Karima Arte” nel sestiere di Santa Croce.

In un mese fui numero uno su TripAdvisor. Ero felice, i clienti diventavano amici, nonostante parlassi pochissimo italiano, Venezia mi aveva accolta a braccia aperte.

Fu una grande fortuna, ma ne seguì una di più grande: mia figlia Nina. “Incinta alla mia età!” Mi dissi. Era un dono degli Angeli.

La gioia era talmente grande che iniziai a scrivere un libro in omaggio alla meravigliosa città che mi aveva accolta ed in omaggio alla vita. Dopo poco fu pubblicato.

La generosità della vita mi diede un altro bimbo e per crescerli entrambi decisi di interrompere il mio lavoro. “L’Amore dell’Arte” continuava ad ardere e nel 2019 mi portò a Roma, con una nuova esposizione alla Galleria della Biblioteca Angelica.

Ora vivo di questo amore, immenso ed indescrivibile, che avvolge il mio corpo anche quando è senza forze e riscalda la mia anima. Esso illumina il cammino della mia famiglia, Ninà e Gabì, sostiene ogni mia scelta e mi protegge. E’ l’amore del quale tutte le mie opere sono figlie.

Art Critics
I messaggi dell'anima nelle opere simboliche di KARIMA LARABA
      Giovedì, 02 Gennaio 2020

di Svjetlana LipanovićLa prestigiosa Galleria della Biblioteca Angelica ha ospitato dal 2 al 12 ottobre, nella Città Eterna una splendida mostra intitolata “La Maschera e il vortice” a cura di Giuseppe Ussani d’Escobar, critico d’Arte con cui l’artista algerina Karima Laraba si è presentata al pubblico romano. Le opere di una rara bellezza, esposte negli ampi spazi della Galleria, hanno raccontato tramite immagini luminose e installazioni enigmatiche l’universo simbolico creato dalla pittrice, colmo di significati nascosti.

Nata in Algeria, vicino al mare, già nell’infanzia felice scoprì il suo grande innato talento per la pittura. Frequentò “Les Boeaux-Arts d’Alger” per perfezionarsi, prima di cominciare ad esporre con successo in patria. La seconda tappa del suo percorso artistico è Parigi, il celebre quartiere di Montparnasse in cui nel suo atelier ha sperimentato varie tecniche pittoriche: ad olio, acrilico, acquerello, tecnica mista, disegno a mano libera, gessetto, carboncino, pastelli. Inoltre, ha realizzato innumerevoli decorazioni pittoriche adoperando la tecnica dell’affresco e della pittura a calce, oppure il trompe l’oeil. La sua creatività si è espressa anche nelle sculture realizzate in gesso e in cartapesta con assemblaggio dei diversi materiali ricercati. La stessa pittrice si definisce “come un tramite attraverso cui fluiscono le ispirazioni, le emozioni forti che simili a un vortice si trasformano nelle sue opere”. Per lei creare, significa respirare, vivere, cogliere con l’attenzione le bellezze e gli orrori del mondo in seguito immortalati sulle tele per trasmettere agli spettatori un messaggio scritto nel linguaggio universale dell’arte.                                                                
La mostra allestita a Roma, racchiude come in un prezioso scrigno le più rappresentative creazioni frutto delle esperienze e delle ricerche passate. Ogni tela, ogni scultura visibile è un racconto che tra il sapiente uso dei colori, delle luci e dei vari materiali ci parla in modo silenzioso delle attuali tematiche, spesso dram- matiche della società contemporanea. L’artista con la sua sensibilità ed immaginazione intuisce l’avvicinarsi della apocalisse che potrebbe distruggere il nostro fragile mondo, l’armonia della natura profondamente offesa dallo sfruttamento e dalla incuria del genere umano. Una vera denuncia è l’opera che parla dei paesaggi desolati in cui “Non c’è più niente da pescare”, mentre si nota su un altro quadro, il gruppo dei sopravvissuti alla ricerca del mondo nuovo. Le sculture con i perfetti visi impenetrabili delle maschere bianche sono la personificazione di vari mali nascosti che divorano la società. “Il mistero dei fiori di Giano”, con la sua maschera bifronte è una accusa forte al consumismo sfrenato. La maschera da una parte ingoia la plastica, mentre sul lato opposto si nota la bocca piena dei fiori contaminati fatti dallo stesso materiale che inquina la natura. La ricerca spasmodica della bellezza eterna si è materializzata nella maschera di cartapesta e il manichino biodegradabile intitolato “L’ossessione della bellezza”. Un'altra scultura inquietante è il manichino attorniato da libri con le sembianze celate dalle garze, il simbolo dell’umanità in ginocchio davanti a un sempre più crescente degrado culturale. “L’angelo della pace” si intravede nel fondo bianco come un accenno della speranza, simile alle luci che sono sempre presenti anche nei quadri più tenebrosi e con le tematiche più complesse, perché la luce della speranza, secondo la pittrice non si deve spegnere - mai! Con queste installazioni simboliche, la pittrice si avvicina alla Pop Art rappresentata da George Segal e alla Funk Art americana di cui Edward Kienholz è uno dei maggiori esponenti, ed anche a Joseph Beuys  
Una delle caratteristiche affascinanti nelle opere di Karima Laraba, oltre l’eccezionale padronanza del colore è la luce che si sprigiona dall’interno delle tele creando una atmosfera rarefatta, sognante fatta di mille sfumature. Particolarmente nei paesaggi, i quadri richiamano il grande pittore inglese Turner, maestro insuperabile delle atmosfere suggestive. La pittrice si lascia travolgere dalla natura, dalla potenza di elementi che la dominano, dalla struggente bellezza del creato. Così nasce “L’onda” un inno all’indomita potenza del mare, “Autunno” una sinfonia delle foglie spazzate dal vento, “Unione della forza nella luce” omaggio alla Regina natura. Algeria “il locus amoenous” è rappresentata con la riva del mare, da cui l’artista è partita per approdare prima nella capitale francese e successivamente a Venezia ritratta nel quadro “La Venezia nel vetro”. Il richiamo irresistibile dell’acqua un elemento rigeneratore, avvolgente, tranquillizzante con cui si sente in simbiosi l’ha portata nella città lagunare dove ha aperto il suo atelier “Myosotis Karima arte”, una vera fucina di creazioni eccellenti, tutte da decifrare. Finora, la pittrice oltre ad esporre nel suo atelier, ha partecipato a diverse Mostre e Rassegne d’Arte, presso gli spazi espositivi sparsi nel mondo:
Consolat Général d’Algérie à Paris “La Baix d’Alger”, “Collettiva di Artisti Algerini” presso l’Ambasciata degli Stati Uniti in Algeria, nel 2000, “Omage a Edouard Mac Avoy” Maison de la Radio-Peintres Du Spectacle-Association Charles Bassompierre a Parigi, “L’autre” Cercle National Des Armées, a Parigi nel 2009, “Tra il Reale e l’Irreale” Spazio Bianco nel 2012, a Venezia, dal “La Maschera e il Vortice” presso la Galleria della Biblioteca Angelica, nel 2019 a Roma.

Le mostre elencate sono visibili su internet :                                

http:// www.bibliotecaangelica.beni culturali.it/index.php?it/208/archivio-eventi/313/karima-laraba-la-maschera-e-il-vortice
www.cnaparis.com
www.consulat-paris-algerie.fr.
L’immenso potere immaginativo, con cui si distingue ogni vero artista, unito al talento, alla preparazione, all’impegno costante e appassionato porteranno senza dubbio Karima Laraba a lasciare un segno indelebile nel mondo dell’arte, con i suoi messaggi dell’anima nascosti nelle sue opere simboliche.


Il Gazzettino di Venezia Cultura & Spettacoli Arte di Sabato 24 Agosto 2019

Il percorso lagunare dell’Algerina “Nina”

Di Riccardo Petito

“La Nina” si firma l’artista di origine algerina Karima Laraba, come il nome dato alla figlia, in calce ad una vera e propria lettera d’amore per la città lagunare che l’ha adottata.

Di Karima anche una riflessione sulla fugacità di Venezia a partire dal fenomeno dell’acqua alta che ci ricorda che nulla è eterno, a rischio della stessa esistenza di Venezia.

Un percorso artistico che dopo numerosi successi, tra cui una fortunata personale in città qualche anno addietro, la porterà ad Ottobre alla galleria Angelica di Roma a pochi passi da Piazza Navona.

Il respiro della vita a cura di Giuseppe Ussani D’Escobar, riunirà circa 60 opere oltre ad un paio di

installazioni. Il linguaggio figurativo convive con l’astratto, fuso in una luce veneziana.

Non manca l’elemento delle maschere “Spiriti degli elementi che vegliano aggirandosi tra gli uomini” scrive il curatore della mostra che aggiunge “L’oro bizantino veneziano, che emana luminosità frammentate e scheggiate richiama davanti ai nostri occhi le luminosità dorate del deserto algerino e i magici riverberi del Mediterraneo.

La gioiosità dei ricordi d’infanzia della terra d’origine si fondono con “le suggestioni astratte delle piccole calli sognanti di Venezia”

Giovanissima partecipò ad Algeri ad una collettiva di artisti, a ventinove anni il trasferimento a Parigi.

Una vacanza in Italia, una decina d’anni fa, si dimostrò provvidenziale e dal vitalismo di Napoli, dove ritrovò alcuni suoi nativi, il “gran tour” la portò a Venezia in un difficile momento della vita.

Risale al tempo l’apertura di un atelier “Mysotis Karima Arte” a Santa Croce con la realizzazione di tele ma anche di costumi e maschere artistiche. Quindi la chiusura e la decisione di dedicarsi interamente all’arte.