GIUSEPPE TANZI - Italia
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Sulla sua Arte
“Quel filo rosso….”
Non è facile parlare o scrivere delle opere di Giuseppe Tanzi.
Artista di grande caratura, dotato di un’impressionante tecnica pittorica, con le sue tele ci parla della sua interiorità, di un mondo magico ed alchemico.
A prima vista, per un osservatore frettoloso, i suoi nudi possono sembrare solo un banale pretesto per esibire il suo virtuosismo anatomico, per mostrare la sua “sapientia” pittorica, ma non è così . Entrare in un quadro di Tanzi , perché si tratta proprio di immergersi nel suo mondo , è un viaggio introspettivo nella sua personalità e in quella di chi ammira l’opera…
Tante volte mi è stato chiesto “..ma il Maestro Tanzi cosa vuol rappresentare con quel suo filo rosso…”
A me piace rispondere che l’Arte, quella con la “A” maiuscola , non ha bisogno di spiegazioni , perché ognuno di noi quando si pone dinanzi ad un quadro o una scultura inizia un dialogo fra l'opera d'arte e se stesso .
E’ un parlarsi senza parole, un colloquiare tra la propria anima e quella che il Maestro ha inserito nella propria opera .
Ma quel filo rosso???!!!!
Queste figure che tengono nella mani questo filo rosso possono avere molteplici significati come è giusto che sia….. Potrebbe essere che questi uomini stiano pescando… ma cosa e dove pescare dato che non si vede nessuna traccia d’acqua? Oppure che essi siano gli artefici del nostro destino come le Parche , o che noi tutti siamo attaccati a quel filo rosso come dei burattini mossi dall’Alto…
Quello che io so con certezza è che le tele di Giuseppe Tanzi esprimono un senso di attesa. È come se l’intero Universo si fermi aspettando che qualcosa di importante accada .
Scrivere di Giuseppe Tanzi non è facile, come non è facile scrivere sulla bellezza….
Con rispetto ed amicizia
Claudio Giulianelli presidente di MEGA ART GALLERY
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Giuseppe Tanzi è un "pittore" prima ed un "artista" poi.
"Pittore" perché denota in origine una straordinaria padronanza del disegno su cui poggia successivamente le cromie individuate, sempre controllate mai violente.
"Artista" perché con il proprio pensiero riesce a creare delle atmosfere surreali, quasi fantastiche, luoghi immaginari, mondi incontaminati.
Questa però può sembrare un'analisi di superficie o meglio ancora una mirabile scenografia, ma non è così l'atmosfera creata da Giuseppe ci porta ad una attenta meditazione perché quelle figure che leggere si muovono nel cielo sono persone che con sottile provocazione vogliono aprirsi a noi, dialogare con noi avvicinarci a noi.
E poi quel "filo", una sottile ironia che ci fa tornare in mente che siamo tutti legati ad un essere superiore un essere supremo pronto a guidarci quando smarriamo la nostra via.
Premio Internazionale Spoleto Festival Art 2013.
Daniele Taddei Collezionista e critico d'arte.
Giuseppe Tanzi nasce a Roma, ma vive e opera a Montesilvano (Pe).
Il primo premio di pittura gli è stato conferito dal Presidente della Repubblica, allora Antonio Segni, partecipando ad un concorso nazionale tra le scuole. La prima personale avviene durante il periodo universitario presso la Galleria Fonte Branda di Siena nel 1974. Da allora a tutt'oggi quasi senza soluzione di continuità a continuato a produrre ed esporre in mostre collettive e personali in Italia ed all'estero.
Potrebbero sembrare dei racconti pigramente borghesi i suoi ma non è così. Manca l'organizzazione artificiale: preferisce schierarsi su una linea esistenziale con valenza di anamnesi in virtù dei fondi cromatici classici, bronzei, stabili che hanno il compito di rappresentare gli umori dell'atmosfera circostante.
Mi pare poi che da quelle sagome provenga un simbolismo usato come mezzo di escavazione delle esperienza inconscie - consce dell'uomo carico di inquietanti messaggi ineffabili pertanto non razionalizzabili.
Fantasie, sogni, popolazioni utopiche misteriche che scoppiano in testa, si dibattono per non scomparire lasciando scie ieratiche con certificato di spiritualità. E siamo all'introduzione della metafora cui Jobin affida il messaggio moderno, pulsante e tentacolare capace di aggredire lo spirito etico distratto dagli accadimenti che consumano preste stagioni gli ideali più ragguardevoli.
All'epoca della catastrofe o meglio degli equilibri instabili, Jobin propone come dirimpettaia la stabilità dei suoi personaggi coniugati con stile rinascimentale quando l'uomo aveva revocato finalmente il permesso di essere considerato "perenne bambino".
Leo Strozzieri