GIUSEPPE TANZI - Italia
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Sulla sua Arte
Giuseppe Tanzi è un "pittore" prima ed un "artista" poi.
"Pittore" perché denota in origine una straordinaria padronanza del disegno su cui poggia successivamente le cromie individuate, sempre controllate mai violente.
"Artista" perché con il proprio pensiero riesce a creare delle atmosfere surreali, quasi fantastiche, luoghi immaginari, mondi incontaminati.
Questa però può sembrare un'analisi di superficie o meglio ancora una mirabile scenografia, ma non è così l'atmosfera creata da Giuseppe ci porta ad una attenta meditazione perché quelle figure che leggere si muovono nel cielo sono persone che con sottile provocazione vogliono aprirsi a noi, dialogare con noi avvicinarci a noi.
E poi quel "filo", una sottile ironia che ci fa tornare in mente che siamo tutti legati ad un essere superiore un essere supremo pronto a guidarci quando smarriamo la nostra via.
Premio Internazionale Spoleto Festival Art 2013.
Daniele Taddei Collezionista e critico d'arte.
Giuseppe Tanzi nasce a Roma, ma vive e opera a Montesilvano (Pe).
Il primo premio di pittura gli è stato conferito dal Presidente della Repubblica, allora Antonio Segni, partecipando ad un concorso nazionale tra le scuole. La prima personale avviene durante il periodo universitario presso la Galleria Fonte Branda di Siena nel 1974. Da allora a tutt'oggi quasi senza soluzione di continuità a continuato a produrre ed esporre in mostre collettive e personali in Italia ed all'estero.
Potrebbero sembrare dei racconti pigramente borghesi i suoi ma non è così. Manca l'organizzazione artificiale: preferisce schierarsi su una linea esistenziale con valenza di anamnesi in virtù dei fondi cromatici classici, bronzei, stabili che hanno il compito di rappresentare gli umori dell'atmosfera circostante.
Mi pare poi che da quelle sagome provenga un simbolismo usato come mezzo di escavazione delle esperienza inconscie - consce dell'uomo carico di inquietanti messaggi ineffabili pertanto non razionalizzabili.
Fantasie, sogni, popolazioni utopiche misteriche che scoppiano in testa, si dibattono per non scomparire lasciando scie ieratiche con certificato di spiritualità. E siamo all'introduzione della metafora cui Jobin affida il messaggio moderno, pulsante e tentacolare capace di aggredire lo spirito etico distratto dagli accadimenti che consumano preste stagioni gli ideali più ragguardevoli.
All'epoca della catastrofe o meglio degli equilibri instabili, Jobin propone come dirimpettaia la stabilità dei suoi personaggi coniugati con stile rinascimentale quando l'uomo aveva revocato finalmente il permesso di essere considerato "perenne bambino".
Leo Strozzieri