PREDA - Italia

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"FIDELIO" opera realizzata in occasione dei 250 anni dalla nascita di

Ludwig van Beethoven  nel 2020

 
 
Fidelio Base girevole, vetro, metallo, peluche, cm 27 x 14,5 2021
 
Fidelio visto dall'alto
 
Fidelio visto dall'alto
 
 
 
Peluche Presente per sottrazione esistenziale
 
Peluche Fidelio
 
Peluche Presente per sottrazione esistenziale

 Video realizzato durante la mostra a Venezia luglio 2022

 

 
 

Sulla sua Arte 

Danilo Preto (PREDA)

Danilo Preto, in arte PREDA, nasce a Vicenza nel 1950 e dopo gli studi in Scienze Politiche presso l’Università di Padova, inizia la propria attività professionale  occupandosi di advertising, comunicazione, editoria e gestione editoriale.

All’inizio degli anni ‘90 organizza le prime sette edizioni di Vicenza Arte in partnership con l’Ente Fieristico vicentino ospitate nei suoi padiglioni, accogliendo le più importanti gallerie italiane, realizzando numerose mostre collaterali dedicate ad artisti italiani e internazionali. Si deve annoverare anche il sostegno ad alcuni gruppi di artisti emergenti. A questa attività faranno poi seguito due edizioni di Arte Udine.

Nel 1991 l’incontro con un'importante insegna della grande distribuzione italiana di cui diventa Direttore Comunicazione e Marketing nonché Responsabile dei rapporti politico/istituzionali. Trascina con sé l’esperienza nella organizzazione di eventi d’arte utilizzando per la cartellonistica commerciale, promozionale e per il packaging, artisti che avevano collaborato con le sue manifestazioni artistiche.
Grazie al suo l’interessamento, vengono realizzati importanti progetti etici dedicati ai bambini: il “Villaggio del Fanciullo” in Etiopia, un centro di cardiochirurgia infantile presso l’Ospedale Pediatrico Universitario di Damasco, il nuovo Cardiac Center in Camerun per i bambini affetti da cardiopatie infantili.

Giornalista iscritto all’ordine dal 1978, è autore e coautore di articoli e volumi dedicati al retail e agli scenari di mercato. Suoi alcuni libri di studio e divulgazione scientifica sulla natura dell’area vicentina. Già componente del Cda della Fondazione del Teatro Comunale “città di Vicenza”.

Già Vice Presidente sia di Confimprese che della Federazione Italiana Dettaglianti.
Nel gennaio 2013 diviene componente del Comitato Esecutivo di Federdistribuzione, carica poi riconfermata nel triennio successivo.

Nel 2007, e per quattro anni, ricopre il ruolo di Amministratore Delegato del Vicenza Calcio S.p.A., di cui diventa anche Presidente nella stagione sportiva 2010/2011.

I rapporti con il mondo artistico sono sempre stati nelle sue corde sia come interessato culturale sia come collezionista. Ora la riprova, con lo pseudonimo PREDA, con un “Manifesto” che parte proprio dalla consapevolezza di un mondo in cui le definizioni scompaiono per far posto ad un mix di esiti che prendono spunto dall’assunto del suo “MANIFESTO”.

PREDA: IL MANIFESTO 

L’umanità naviga la vita insieme, consapevole o inconsapevole di chi siamo e perché ci siamo. Abbiamo creato il nostro mondo o subiamo un mondo terzo. Comunque sia è Il nostro universo che pensiamo di conoscere ma che sappiamo bene che non ci appartiene fino in fondo. Spesso la finzione è continua. Crediamo di possedere, di poter comandare, di fare, di inserirci, di essere in grado di, di essere bravi, di amare, di leggere, sapere, memorizzare, usare, … Cioè di vivere a modo nostro nel nostro mondo; quello che pensiamo di avere creato, scelto. O come ci è concesso? O imposto. Tutto vero, ora, ma tutto instabile, mutevole. Non necessariamente per colpa o volere nostro. OGGI non vale per il domani e il domani sarà inventato, ormai, oggi. Dobbiamo difenderlo, comandarlo o saremo travolti dalla paura, dalla malvagità, dalla sopraffazione, dalla sete, dalla fame, dal desiderio, dalla incertezza sulla nostra salute, dall’inquietudine del futuro. A volte dalle relazioni. Se non ora domani. O forse già oggi. L’incerto è il nostro OGGI di ora. Seguendo l’onda della vita a cui è difficile opporsi, magari impossibile, annaspiamo increduli e incerti. Il contraltare? Certo, esiste; sono le gioie della vita. L’amore, il bello della natura, i beni (ugualmente) effimeri che corrono sul terreno che calpestiamo, è la terra che comunque sfruttiamo brutalmente per un interesse di gruppo (o del potere). Meglio allora conservare un ricordo, una traccia; la nostra. O annullare anche tutto questo. E, se lo vogliamo conservare, ok. Anche in parte? Si ma quale memoria. Dobbiamo selezionare scegliendo il quando, il come, il dove, il perché ricordare. Senza ripensamenti, magari con tenerezza, coccolati da quei ricordi o con rabbia, per le occasioni perse, il tempo che passa e che non riusciamo a fermare, che ci lascia senza forza; traducendo il tutto in una ferocia distruttiva. Abbandonare lievemente o ricordare con dolore o forse con disprezzo un momento anch’esso già superato ma che fissa un punto fermo. Nel bene e nel male. Data, ora, luogo, attore, strumenti, documentazione .... Per ripartire, per un mondo che sarà altro, qualcosa d’altro. Più bello, più buono, più brutto, migliore, peggiore. Vedremo. Intanto tracciamo, lasciamo il segno. La nostra mente è perennemente in movimento. Non si ferma mai. Elabora, si frena, rincorre, raggiunge, si fa superare. Recupera. Non puoi azzerarla! Quando meno te lo aspetti riappare, anche solo per un momento, per farti ridere o piangere, meditare o decidere, ripensare o fare. È come risvegliarsi da uno stato comatoso e scoprire che abbiamo scollinato. Ci troviamo, a volte brutalmente, da un’altra parte. Spesso in un altro Io. O in un altro mondo. Ci può essere una sintesi per tutto questo; una rappresentazione. Certamente! Riflettiamo. Condensiamo. Partiamo. Lavoriamo su una traduzione creando un ciclo di opere simboliche che traggono spunto da questo incolto, e che diventano: 

OPERE PER SOTTRAZIONE ESISTENZIALE

Opere/oggetti da “sacrificare” sull’altare del negazionismo utilitaristico o sulla reale inutilità. Distruggere/modificare significativamente, ma parzialmente, un’oggetto che rappresenta sé stesso (icone, oggetti di uso quotidiano, ma anche opere d’arte, ...) inserendolo nel nuovo contesto descrittivo, lasciando leggibile/riconoscibile il nome dell’autore dell’opera o l’oggetto da “ripudiare”, indicando l’eventuale numero del “multiplo di idea” (non un idem), da applicare sul nuovo altare. Sia esso supporto o contenitore o scena. Conservando però sempre un frammento dell’originale a leggibile testimonianza del suo passato. Sono elementi strutturali di quella che diventa così una performance. Il “nuovo” oggetto/arte andrà accompagnato da una descrizione puntuale dell'evento che si concretizza nella produzione dell’opera, che così diventerà un unicum, con l’indicazione del numero iniziale dei pezzi oggetto della destrutturazione, dimensioni, materiali, data di esecuzione, pamphlet con descrizione del movimento artistico e del significato/valore ispiratore dell'opera con foto del/dei pezzi prima dell’azione artistica e dopo.

L'intervista a Danilo Preto

Da Manager a Creativo 

 Nel villaggio multimediale della nostra era, incontriamo il vicentino Danilo Preto, classe 1950, esperto di Marketing e creativo, laureato in Scienze politiche, oggi si può identifica come una figura poliedrica,camaleontica e accattivante, che grazie alle sue qualità di comunicatore trova una nuova strada da seguire ed inseguire: l’Arte.

A raccontare come nasce la sua passione per l’arte contemporanea è proprio lui che in una piacevole conversazione ci rilascia una bella intervista pronta ad affascinare il lettore che ama il bello.

  Carmelita Brunetti: La sua esperienza manageriale durata anni come lo ha avvicinato al mondo degli artisti?

È una storia che parte da lontano. Diciamo che io ho avvicinato il mondo degli artisti al mondo dell'imprenditoria. Ad esempio ho utilizzato una splendida acquarellista veronese per illustrare le promozioni che si svolgevano all’interno del mondo del retail. In questo modo era chiaro che tutto diventava distinguibile.

 Carmelita Brunetti: Come nasce la passione per l’arte contemporanea?

Nasce dalla mia prima attività professionale. Ospitando le più grandi gallerie in spazi espositivi fieristici, ho avuto modo di confrontarmi con le trame più significative di questo mondo. Da qui è partita anche una fase mecenatistica che ha contribuito a fornire una nuova visione pragmatica dell'arte

 Carmelita Brunetti: Ci parli di un suo progetto che lo ha coinvolto personalmente nell’organizzazione di un evento culturale e artistico?

Se mi posso permettere, ne vorrei citare due. “Nuova frontiera dell’arte?” dedicato alla videoarte realizzato in Villa Farsetti a Santa Maria di Sala (presentato da Lucia Majer) quando l'Italia stava scoprendo questa nuova frontiera. La seconda è “FORMA” (forum delle manifestazioni artistiche) presentato dal critico Umberto Daniele e dedicato alla scultura con tre edizioni.

 Carmelita Brunetti: Ci racconti il suo primo momento creativo?

Come si intuisce, non ho mai abbandonato il contatto con il mondo dell'arte. Curioso di natura, interessato alle nuove espressioni, e desideroso di sondare nuovi orizzonti, ora provo a “lanciare/suggerire” un Manifesto…

 Ci parli del suo Manifesto dedicato alla creatività, quali sono i punti principali?

È un po' complesso da spiegare ma provo a riassumere. Il nostro mondo è assolutamente liquido. Non c'è (quasi) nulla che ci consenta di stabilire delle basi certe, durature.

Senza dimenticarci di provare a vivere il bello della vita, ci rendiamo anche conto di quanto sia effimero il nostro vivere. Meglio allora conservare un ricordo, una traccia. Tanto la memoria non riusciamo mai a cancellarla completamente. Nascono così delle “opere per sottrazione esistenziale” che danno origine ad un nuovo mondo in cui tentiamo di scavallare, anche se parzialmente, il nostro passato. Sempre presente in icona, ma sempre con la speranza di scrivere un nuovo capitolo della nostra vita. Senza dimenticare da dove veniamo. Tanto comunque, come detto, la memoria riemerge sempre.

Grazie per la sua disponibilità