CLAUDIO FILIPPINI - Italy
Contacts: info@claudiofilippini.it
About his Art
BIOGRAPHICAL NOTES:
Claudio Filippini was born in Castenedolo (Brescia) in 1953. He attended the drawing courses of the Associazione Artisti Bresciani. He has been drawing since 1976. In this year he made his first personal exhibition, followed by many other exhibition events. Claudio Filippini's pictorial language is a faithful witness and descendant of Italian figurative research, the son of a realism of suspended times and places. In fact, through a careful and coherent research, the artist often starts from the selection of existing places, often urban, but also domestic interiors, and translates them into pictorial frames, made by purest oil on canvas technique. His works are so still - images of the artist's gaze that he must "possess" the real to recreate it and to read again it through the perfection of the pictorial act. Some years ago Maurizio Bernardelli Curuz rightly said that Filippini is a figurative witness of the contemporary, painting works belonging to a "cooled landscape, which accounts for the new ways of observing man in post-industrial civilization". At the same time, behind the apparent adherence to the truth of his works, the dimension of memory and memory is hidden, while mimetic perfection dissolves into evanescent icons. In fact, the artist often plays on suspense and surprise, as if he wanted to tell us something more, or perhaps only to suggest it us, leaving us the opportunity to give a face and a meaning to his world of mysterious beauty.
Curriculum
MOSTRE PERSONALI 2021 La Petite Galerie Heppenhein Germania 2019 “Realismus” Galerie comunaleMorfelden- Walldorf Germany - 2018 “realtà dipinta” Villa Fenaroli Rezzato ( Bs) - 2017”artista per Nuvolari” Casa Museo Sartori Mantova - Art Karlsruhe - personale“Dreigestirn” Galerie Ulrich Gering Francoforte - 2016 Affodable art Fair Hamburg - arte fiera Forli - Mostra in sede Studio Bibliografico Adige Trento - “appuntamenti urbani” Villa Calini Morando Lograto (Bs) - 2015 Rocca di Orzinuovi “Claudio Filippini e il suo tempo” Orzinuovi ( Bs) - 2014 “Mille miglia d’autore” Galleria Colossi Arte Contemporanea (Bs) - 2013 “Walking in New York” Rezzato (bs) Galleria Bottega Alta - 2012“Opere”Sala Civica Dei Disciplini Castenedolo – Brescia - 2011 Galleria Civica G.B. Bosio Palazzo Todeschini Piazza Malvezzi Desenzano Del Garda (BS) - 2011“America” a cura del prof. Maurizio Bernardelli Curuz (BS) - 2010 “Sospensioni” Colossi Arte Contemporaneacorsia Del Gambero, N° 13 (Bs) - 2010 L’albereta Relais & Chateaux Erbusco (Brescia) - 2009 “oltre lo sguardo”a cura di Giovanna Galli Galleria Crono arte contemporanea via Carmagnola 12 CHIARI - Salone In Germania Per La Presentazione Dell’alta Qualita’ Del Made In Italy Neue MessepiazzaD- 70192 Stuttgart-Stoccarda - 2007”energia contemporanea” Grand Hotel di Castrocaro Terme - via Roma - 2007 “Oltre l’ Immagine”,a cura di Marta Mai Galleria Punto Arte”,Vestone(Bs) - 2006“ Messaggi di fine estate”Terme di Vallio (Bs) - 2004 “soluzioni” Comune di Manerba (Bs), “Chiesa San Giovanni Decollato - 2003 “ le frontiere del nuovo paesaggio”, a cura di Maurizio Bernardelli Curuz, Galleria “U.C.A.I.”, Brescia - 1996 Galleria “U.C.A.I.”, Brescia 1981 Galleria “La Pallata”, Brescia - 1976 Galleria “Inganni”, Brescia MOSTRE COLLETTIVE 2021”American illusion” Galleria Punto sull’arte Varese 2020 Galleria Punto sull’arte Varese 2014 “the italian wave” iaga international art gallery angels / Cluj- Napoca (RO) - 2013 “L’arte Del Rugby” Colossi Arte Contemporanea Brescia - 2013 “forme dolci salate” alabardieri - palazzo comunale – Cremona 2012 “L’arte Del Rugby” Cura- ted By Alberto Mattia Martini galleria Maniero Roma - 2010“Marilyn Monroe L ‘Arte Della Bellezza” Villa Ponti Via S.Carlo 63 Arona 2009 - “Art Innsbruckinternational” Fair For Contemporary Art Innsbruk Austria - 2009 “Luna E L’altra” Galleria Colossiarte Brescia “automobile-automobile” Colossi Arte Contemporanea Brescia - 2008 Fiera D’arte Palazzo Dei Congressi-Eur Roma -2007 evento Espositivo Presso La Sede Della Banca Dell’emilia Romagna Cesena - 2002 Premio “Artist Of The Year” I Premio, Sirmione (Bs) 2001 I° Premio Concorso “Arte e Poesia Sacra”,Piombino 2000 “La Pittura dialoghi a distanza”, Galleria “Bottega Alta”, Rezzato (Bs) PREMI 2013 22° Concorso di Pittura Comune di Sarezzo Vincitore1° premio 2007 Pre- mio di pittura Comune di Sarezzo (Bs),I Premio 2004 Concorso con acquisizione dell’opera “IlToro” del Museo Gilardi, Forte dei Marmi 2002 Premio “Artist Of The Year” I Premio, Sirmione (Bs) 2000,“I Dieci Comandamenti”, “Pulchra Ecclesia”, Montichiari (Bs) premiato 2001 I° Premio Concorso “Arte e Poesia Sacra”, Piombino 1984 Assegnazione del titolo accademico d’onore dell’Accademia del Fiorino di Prato
Criticism
La strada del realismo e dell'iperrealismo è come due gradi progressivi d'osservazione della realtà; ilprimo: "colpo d'occhio", nel sapore complessivo del paesaggio;; il secondo: competizione post-tecnologica finalizzata al superamento della stessa macchina fotografica - costituisce il percorso compiuto da Claudio Filippini. La sperimentazione, nell'artista bresciano, non si sviluppa tanto nella ricerca dei materiali, quanto nel tessuto stesso dell'immagine, e come dicevamo, soprattutto nella modalità in cui avviene
l'osservazione del reale. Gli
esordi sono collocati sotto la grande frasca del paesaggismo lombardo: non poteva essere altrimenti, per
quell'indispensabile allineamento ai valori ambientali della terra, in un continuo digradare di colline,
nella successione di slarghi e di boschi, assecondando l'imprinting visivo in un territorio prealpino
caratterizzato da laghi, scorci montani e da quel verde, quel verde denso,
ricco di clorofilla eccessiva, per la
presenza di umidità , per la nebbia, per le nubi basse che insistono su una
terra grassa, per la frescura che
provoca la crescita prospera delle bardane;; insomma, per quel verde naturale che sarebbe passato dalla
tavolozza di Francesco Filippini, e siamo a cavallo del primo Novecento; ai paesaggi vegetali anni Sessanta
di Ennio Morlotti, altro lombardo che non seppe prescindere dalla qualità dell'ordito paesistico della sua
regione e che, attraverso uno sguardo sempre più ravvicinato, avrebbe perpetuato, nel punto di raccordo
tra figurazione ed astrazione, lo stesso verde, come una clorofilla densa mista a resina che cola da una
ferita arborea. E questa visione dei verdi laddove Claudio Filippini si concede, con qualche preziosismo,
una contemplazione naturale è quasi immutata. Nulla invece transita, nell'artista bresciano, della
pittura impressionista, nonostante l'attenzione ai valori della luce.
La
stesura è infatti lenticolare, il colore
viene fatto poggiare su una base fortemente contrassegnata delle linee di un disegno sovrano, che non si
estingue in aureole luminose e che rifiuta la suggestione momentanea, l'enplein air guascone e
rabdomantico.
Un Paesaggismo rimeditato, quello di Filippini, lontano da ogni
vibrazione ottico-sentimentale, da ogni pennellata piumosa, da ogni appunto consegnato come scelta definitiva.
Il termine appropriato per definire la scelta tecnica compiuta dal pittore bresciano è quello di stesura: nel senso che la pellicola pittorica scorre senza iati o fratture, senza scoscendimenti della materia, in continuità di lievissimo spessore. Filippini e qui giungiamo al vero nodo della visione della realtà del pittore;; lotta invece contro, e non con la macchina fotografica, in una sorta di luddismo distruttivo, per ricollocare l'atto della rappresentazione tra le mani dell'artista e riconsegnare alla fotografia il più semplice aspetto di resa documentaria della realtà .
Il paesaggio dipinto dall'artista bresciano, per quanto minuzioso sia l'accostamento al dato visivo, appartiene fondamentalmente alla
dimensione estetica del mito, asseconda le proiezioni dell'inconscio collettivo, mentre la fotografia se non costruita in termini artistici fino a diventare essa stessa un quadro è soltanto un fedele riflesso di una realtà immota;; grado zero della scrittura del mondo.
La rappresentazione in chiave iperrealista, praticata da Filippini, va al di là di questo grado neutro, per caricare il quadro di valenze interrogative. Le domande silenziosamente poste da Filippini riguardano appunto il luogo di rottura tra paesaggio naturale (cantato per più di un secolo dai nostri pittori) e la quinta urbana della modernità. Scomparsa la tentazione del pittoresco che l'artista assume in alcuni casi come ricordo dei magici incantamenti e degli stordimenti visivi di un'arte ormai impraticabile resta il nuovo paesaggio, con i suoi reiterati momenti di crisi visiva.
Un landscape raffreddato, che rende conto delle nuove modalità di osservazione dell'uomo nella civiltà postindustriale. Claudio Filippini, nel suo percorso, ha teso proprio verso questo raggelamento, lui che, per temperamento, assumeva, agli esordi una dichiarata poetica sentimentale della raffigurazione naturale, seguendo un temperamento postromantico che lo induceva a contemplare gli anfiteatri naturali come se fossero quinte-specchio in cui si consustanziassero le malinconie, gli umori, le proiezioni
psichiche dell'artista. La ricerca ha quindi imboccato la riduzione del gradiente delle emozioni, in direzione di un controllo assoluto, fortemente razionale, di una materia pittorica che viaggia al limite dell'eccesso di rappresentazione. Così in Filippini assistiamo all'alternanza di brani paesistici e nuove vedute urbane, che hanno lo scopo di abbassare la temperatura della contemplazione, portandola nel quadro percettivo della visione razionale. Nella produzione del bresciano, a targhe alterne, viaggiano alberi e periferie su cui transita bassa l'ala bituminosa dell'olio industriale e le polveri dense scendono sui tubolari di ferro e le traversine della ferrovia odorano di legno e di petrolio. La scelta di un registro antipittoresco contempera il desiderio estremo di una pittura dettagliata, crea il contrappunto quando non sviluppa un aperto
controcanto rispetto a quell'atto contemplativo che ancora suscita nel pittore un richiamo profondo e anacronistico, quasi una discesa all'età dell'oro dei pittori. Per questo, nella produzione di Filippini, è ravvisabile il ritmo binario dei registri: gli scorci, in cui la città o la campagna, si appagano di un insito equilibrio formale e le zone in cui le lacerazioni visive provocate dalla civiltà industriale, arruffano e spezzano la solare linearità del paesaggio classico, e si collocano tra i luoghi esplorati dal realismo esistenziale (che negli anni della rinascita italiana racconta i luoghi periferici delle metropoli e della psiche) e dal realismo americano, caratterizzato da una visione on the road della realtà , colma dei simboli pop di uno sviluppo senza fine. Come una terra convulsa, in cui le pulsazioni della città sono leggibili sull'epidermide degli asfalti di Filippini, che ne coglie il ritmo di un cuore nascosto e lontano.
Maurizio Bernardelli